giovedì 28 giugno 2018

Il Rosè degli Abissi

Bisson “Abissi” Rosè 2015

Il Portofino Doc, Metodo Classico Dosaggio Zero, è affinato per 14 mesi nei fondali marini di Sestri Levante a 60 metri di profondità.
Le uve ovvero ciliegiolo e garnaccia, in percentuale variabile a seconda delle annate, provengono dalla zona di Trigoso e sono vendemmiate precocemente, pigiate e pressate prima della fermentazione a temperatura controllata.

Dopo un periodo complessivo di 22 mesi si procede alla sboccatura, senza dosaggio.

Ha un colore rosa antico, con sentori delicati e complessi di macchia mediterranea e salsedine; in bocca è estremamente intenso, sapido e leggermente fruttato.

#vinievignaioli #abissi #Bisson #Pellegrini #rosè #estate2018


martedì 19 giugno 2018

Gegè D’Antan, il Verdicchio di Matelica non filtrato

"La selezione Gegè viene prodotta diminuendo la resa per ettaro. La raccolta è manuale, le uve iniziano il processo fermentativo in vasche d'acciaio o cemento. In seguito vengono effettuati solo travasi e dopo almeno 15-18 mesi di affinamento sulle proprie fecce, il vino viene imbottigliato senza subire alcuna stabilizzazione o filtrazione" (Slow Wine)

#vinievignaioli #Cavalieri #Gegè #Matelica #verdicchio #SlowWine #vinislow #nonfiltrato


mercoledì 13 giugno 2018

Predappio Alta & Fattoria Nicolucci

Il borgo medioevale che sorge attorno l’antica Rocca fu edificato nel 1243 su precedenti rovine romane, le quali erano il presidio militare creato dalla famiglia romana degli Appi, stabilitasi nel 223 a.c. dopo la cacciata dei Galli.
Due erano le economie principali: l’estrazione dello zolfo, le cui vene permeano tutta la collina circostante il paese, e la coltivazione della vite di Sangiovese.
Anche dagli statuti comunali del 1383 si evince l’importanza della vitivinicoltura per quest’area: 10.000 ceppi per ettaro coltivati ad alberello e tutti recintati per evitare le brucature degli animali, e un consiglio degli anziani costituito per seguire tutte le fasi di coltivazione e determinare l’esatta epoca di raccolta.

E’ in questo contesto che si inserisce la famiglia #Nicolucci che dal 1885 produce Sangiovese nelle antiche cantine della rocca, dove il vino “si tempera” nel rovere.
Tutto iniziò con il bisnonno Giuseppe (detto pistulen) che produceva e vendeva Sangiovese sfuso per il circondario e per l’osteria del paese, poi il nonno Amedeo che continuò ad ampliare il giro alle osterie del Forlivese, sino ad arrivare ai giorni nostri con una impronta imprenditoriale più marcata voluta da Giuseppe, padre di Alessandro al quale ha poi passato il testimone.
Dieci gli ettari vitati di proprietà abbarbicati sull’aspra collina calcareo–argillosa, con la tipica vena di zolfo che a tratti compare nel terreno.
Una viticoltura incentrata sulla qualità, sul mantenimento di vecchi cloni di Sangiovese che da secoli si sono adattati alle caratteristiche di questo microclima.
Una viticoltura che ancora oggi detta i ritmi della vita ed una filosofia produttiva radicata nel tempo.
Il Sangiovese di #Predappio si è sempre distinto per robustezza, austerità, longevità ed eleganza nel tempo, caratteristiche per le quali veniva ricercato anche come vino da taglio per i prodotti più leggeri di pianura.

#vinievignaioli #FattoriaNicolucci #Sangiovese



mercoledì 6 giugno 2018

Il Dry Aging di Jolanda

Dry aging, la particolare “stagionatura” della carne bovina.

Ma è un procedimento chimico? No nel modo più assoluto.
È ciò che di più naturale ci possa essere per intenerire ed insaporire la carne, ossia una perfetta frollatura che rende la carne tenera ed anche molto più saporita.

Il #dryaging é una tecnica di frollatura a secco, volta ad ottenere il top del gusto e l’intenerimento della carne.
Le tempistiche di frollatura prevedono uno stoccaggio di circa 30 giorni (e anche oltre) a temperature prossime allo zero, con un flusso semi-costante di aria a bassa umidità, che consente anche di asciugare leggermente la carne e di concentrarne i sapori.
Questa una volta frollata, deve essere privata delle parti superficiali che sono maggiormente scure cioè ossidate.

È un processo palesemente anti-economico per le industrie della carne, e ancora riservato purtroppo, a quel mercato di nicchia fatto di estimatori disposti a spendere per una 🥩 top: infatti il consumatore medio italiano, vuole una carne magrissima e dal colore rosso vivo, e non è propenso ad assaggiare quella visivamente “segnata” dalla ossidazione.

Negli Stati Uniti esiste una cultura del dry aging, infatti nelle migliori Steak House é possibile scegliere il pezzo di lombata (nelle celle di maturazione) per avere il proprio T-Bone.

#JolandadeColò da alcuni anni, al contrario, è in grado di mettervi a disposizione questa meraviglia del gusto.
Per noi l’abbinamento ideale è #VillaBonomi, il #ConeroDocg Riserva 2014 di Marchetti Wines.

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